Durante questo strano inverno sono stati in tanti ad approfittare delle belle giornate per mantenersi in allenamento e per scoprire le nostre assolate vie di roccia.
Una domenica sera di qualche settimana fa arriva in rifugio un alpinista della valle, che, con la figlia, aveva percorso la via Pa Pi que Quattre, sulla nostra Gran Guglia. Dopo alcuni convenevoli, mi racconta che sarebbe bene dare una risistemata: i bolli stanno sbiadendo, le tracce di trasferimento non sempre si notano, la vegetazione sta riprendendo i suoi spazi e, soprattutto, sul passo chiave di uscita dalla via manca (misteriosamente) la placchetta. Accipicchia! Bisogna mettersi all’opera!!
Presto detto, organizzo per andare a fare il restyling e….piove (poco) oppure nevica (poco), quel che basta però a farci rimandare: per questi lavori serve un bel sole!
Finché lunedì è la giornata giusta, luminosa e calda: ci armiamo di segaccio, vernice e placchette e via!
La via è sempre splendida, la roccia sempre ottima! Scaliamo, togliamo rovi, dipingiamo bolli rossi, ripuliamo dai pochi blocchi instabili alcuni passaggi e incontriamo alcuni bei cinghiali che risalgono in scioltezza la faggeta tra un torrioncino e l’altro…
Tra lavori e divertimento nella scalata la giornata scorre veloce e il ritorno sul sentiero della “normale” (che ho ripulito nell’estate precedente) è facile e veloce, possiamo goderci anche noi un buon bicchiere di vino in terrazza!
NOTE TECNICHE: chiodatura e soste tutto in perfetto ordine
dal sentiero di accesso attacco segnato con nome della via, segnavia biancorosso e inizio della corda fissa verde (vd foto)
rifatti bolli rossi di trasferimento
eliminati alberi lungo la via
rifatti ometti lungo il tratto di sentiero che conduce dalla cima della prima parte all’attacco della seconda parte
attacco seconda parte evidenziato con segno giallo e grande ometto: chi passa controlli sempre gli ometti! (vd foto)
ATTENZIONE: la prima sosta della seconda parte, precedentemente era indicata su faggio (unica sulla via, le altre tutte su due punti, golfari o spit). Ora, ahinoi, il faggio è morto! Meglio evitare. Abbiamo lasciato un cordone nuovo al primo spit, pende fino al ripiano, sostare lì!
aggiunta la placchetta mancante. in realtà ne manca anche un’altra che però non abbiamo messo: la successiva è poco sopra e raggiungibile da terra!
Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro: a voi non resta che preparare lo zaino! Corda da 40m e 9 rinvii.
Noi siamo saliti con scarpe da avvicinamento per garantirci il massimo divertimento e lavorare bene.
p.s. Il tiro di 5°, pur evitabile, è stato risegnalato con evidenti segni rossi: è molto bello!
Infine un graziegraziegrazie al mio super socio che si è prestato ad accompagnarmi in questa giornata di “duro” lavoro!!!
e a voi tutti che venite a scalare: chiodare e mantenere le vie è un gran lavoro, che richiede impegno e investimenti. Ricordatevene sempre e BuonDivertimento!